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Servant è la peggior serie su Apple TV +

Si è conclusa la seconda stagione di Servant, la serie “tension-drama” creata e diretta da M. Night Shyamalan.

Non ho intenzione di ingannarti, già nella prima stagione ho dovuto mordermi le nocche per non lasciar andare quello che sentivo su questo sito. Come per See (la seconda stagione in attesa di uscita) o Per tutta l’umanità (non ho ancora potuto vedere la nuova stagione), l’ho messa direttamente nel cestino dei «cattivi», ma per motivi diversi.

Nel caso di See o Per tutta l’umanità, potresti non identificarti con la proposta, o ti sembra il ritmo lento, ma hanno il loro obiettivo, il loro pubblico e se la storia è ben raccontata, allora niente da obiettare.

Nel caso di Servant, i motivi per cui lo trovo cattivo sono intrinseci, fondanti. Endemico, contribuito dal manierismo del creatore.

È un artificio in cui si cerca la tensione creando situazioni fittizie, in cui lo spettatore non può chiedere perché o il copione lo spiega. Qualcuno può togliersi le schegge dalla bocca e tutti agiscono normalmente. Un altro può agire come uno psicopatico e tutto è normale.

Sono semplicemente dei pretesti per far funzionare la narrazione.

Con l’inizio della seconda stagione, e con il dilemma del bambino risolto, c’era una piccola speranza, dal momento che potevano finalmente concentrarsi sui personaggi, sulle loro personalità, sulle loro storie… ma la pausa è stata di breve durata. Poi torna alle sciocchezze per riempire il tempo e completare l’episodio.

Un corpo può persino essere bruciato fino a carbonizzarsi e nessuno odora o nota nulla. Può nascondersi dietro un muro e non c’è buco, polvere e rumore.

L’assurdità della narrazione lascia gli attori assolutamente perplessi su cosa ci si aspetta da essa, dal momento che non sanno dove stanno andando. Possono solo aspirare a dire le loro frasi o recitare le scene nel miglior modo possibile senza capire dove stanno andando.

L’attrice principale Loren Ambrose (Dorothy), su cui ricade il peso (psicologico e drammatico), contorce il suo personaggio in ogni episodio cercando di trasmettere una tensione che non è né sostenuta né creduta. Il marito, Toby Kebbel (Sean) si limita a girovagare per casa (e per le scene) senza sapere molto bene quale sia il suo ruolo. La Serva, Nell Tiger Free (Leanne)… beh, può essere rinchiusa in una soffitta senza bagno o vestiti da cambiarsi che è sempre tenuta immacolata e nessuno sente odore…, il cognato Rupert Grint (Julian), alcolizzato, tossicodipendente e instabile senza motivo apparente (sembra che stia arrivando a casa della sorella pazza che la destabilizza), lo «zio George», Boris McGiver, (devi aver visto la serie per sapere chi è), non avendo assolutamente alcun contenuto reale, si limita a costruire un personaggio istrionico, assurdo,

Devo continuare in modo che tu capisca perché trovo questa serie molto brutta?

Non è offensivo nel senso di Emily in Paris (una serie Netflix di cui non ho parlato qui) a causa dei suoi stereotipi e del suprematismo americano. È offensivo in quanto considera lo spettatore un essere vegetativo, un consumatore di contenuti, incapace di pensare mentre guarda la televisione (cosa che non dico che in alcuni casi e programmi non sia una vera percezione).

Ma non è il caso del pubblico della serie intrigo / tensione / dramma… ci sediamo a voler essere interrogati, incuriositi, sorpresi. Non di assistere all’onanismo estetico di un regista sopravvalutato (quanto è lontano quello di «a volte vedo dei morti») che usa la macchina da presa per creare scene che «presumibilmente» trasmettono un’atmosfera scomoda.

Ecco lo lascio, ho detto abbastanza.

Ora, le cose che posso evidenziare su Servant: nella prima stagione le scene di cucina mi sembrano eccezionali. Perfetto nella scelta dei piatti e nel modo di presentare la creazione di piatti di alta cucina come qualcosa di subdolamente attraente. L’ambientazione, la fotografia…tutto il resto, superfluo e sacrificabile.

E c’è ancora la terza stagione…

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