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Cosa guardare su Apple TV+: per tutta l’umanità

Quando si tratta di pensare a For All Mankind (per tutta l’umanità), viene in mente See (dallo stesso servizio Apple TV +).

Entrambi offrono visioni alternative del mondo di oggi, See in the future, For All Mankind nel passato. E allo stesso modo in entrambi, alcuni per non vedenti, altri per mancanza di gravità… tutto avviene lentamente.

Sicuramente è da attribuire al nuovo formato da 10 puntate che le serie in streaming ha imposto (poter ingaggiare grandi star che non possono dedicare lunghi periodi a questi progetti) contro le 22/24 puntate delle serie tradizionali, ma in genere mi manca il tempo per occuparsi dei dettagli, per dare piani al dramma, alla psicologia delle persone, ai piccoli dettagli che ti fanno identificare con la storia.

Nel corso degli anni questo cambierà, in quanto importanti progetti avvengono sui canali streaming e le reti tradizionali devono accontentarsi di assumere talenti nei periodi che sono liberi, ma oggi è quello che abbiamo.

https://youtu.be/N3RjayAF0b4

Se c’è una storia che è stata «grande» è immaginare la corsa allo spazio esattamente l’opposto di come è andata. Ma dobbiamo raccontarlo in poche dieci ore e ci muoveremo anche molto più velocemente di quanto abbiamo fatto nella vita reale.

Quindi non c’è posto per la ricreazione nei sentimenti, nella vita,… tutto è indicato, puoi indovinarlo, lo possiamo dedurre, immaginarlo. Ma la telecamera non si ferma.

La storia da raccontare è troppo grande e il tempo è limitato.

Conversazioni che si dipanano con uno scambio di tre frasi in un altro tempo si sarebbero dipanate in interi episodi, per poter indagare a fondo le situazioni, i sentimenti, le frustrazioni, i successi.

Lo ammetto, mi manca.

Per tutta l’umanità è una serie interessante, con un approccio impegnativo e una messa in scena – come è standard in tutte le produzioni presentate da Apple – curata nei minimi dettagli.

Ma come una lancia che non riesce ad atterrare, in molte occasioni mi sembra che sfiorano appena la superficie di ciò che avrebbe potuto essere, evitando volontariamente i sentimenti.

È possibile che il destino di For All Humanity sia una fantasia di fantascienza sulla colonizzazione di mondi nello spazio, dove i sentimenti non hanno la priorità. Per fortuna avremo una seconda stagione per scoprire qual è la visione (e se i russi continuano ad anticipare gli americani o se l’equilibrio «naturale» è già stato ripristinato

Il migliore

L’immaginazione di una storia alternativa in cui quasi tutto è diverso (sebbene i conflitti sul razzismo non siano contemplati in quel momento).

La cura nella ricreazione degli scenari e l’uso di immagini reali per dare contesto e verosimiglianza al racconto.

Peggio

Devo dirlo: la copertina della presentazione. Riconosco lo sforzo che stanno facendo per fare presentazioni innovative, ma in questo caso mi sembra che abbiano colto nel segno. Allusioni alla conoscenza, al progresso, nelle metafore della «nuova coscienza» (molto in voga all’epoca) con l’estetica dei pin della NASA che non mi convincono affatto.

Joel Kinsman, un attore con un aspetto da guardaroba e notevoli limiti quando si tratta di esprimere emozioni. Quella stessa qualità che gli ha fatto avere successo in questi ruoli è evidente qui.

Ganci emotivi. Probabilmente è stato progettato in quel modo apposta, ma nel complesso mancano quei colpi di scena che ti appassionano alla storia.

Conclusione

Capisco cosa vuol dire far parte del pacchetto di lancio per un progetto come Apple TV+, le sfide, le richieste e le incertezze.

La necessità di scegliere storie diverse che si rivolgono a un pubblico diverso, stabilendo contemporaneamente lo scopo generale (Stories That Matter).

For All Mankind avrà una seconda stagione per mostrare se la corsa allo spazio ha un percorso o se il programma deve essere cancellato per mancanza di pubblico.

Spero che decolli e voli in alto.

Uchronia: ricostruzione storica logicamente costruita che si basa su eventi possibili ma non è realmente avvenuta.

Distopia: società immaginaria indesiderabile in sé. Di solito è sinonimo di «brutto posto» ed è un contrario di utopia.

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